Ciao,
Oggi un post diverso che non ha assolutamente a che fare con il
cucito.
Ho deciso di aderire a un'iniziativa promossa da Donnamoderna.com e dire
la mia sull’argomento trattato nel primo Blog Tank: “Un lavoro a misura… di
mamma”.
Lo faccio perché questo tema mi sta particolarmente a cuore:
sono una mamma che fortunatamente lavora e dico fortunatamente perché in questo
momento l’azienda di mio marito sta combattendo contro la crisi economica e se
non ci fosse il mio stipendio fisso non sapremmo di cosa vivere.
Nello stesso tempo non credo che il televisore sia una
baby-sitter per i bambini, non penso che l’educazione e la crescita scolastica
dei figli debbano essere demandati esclusivamente alla scuola o che sia
sbagliato assegnare compiti a casa. Ho il desiderio, la voglia e l’esigenza di
contribuire fattivamente alla crescita di mio figlio e questo richiede tempo.
Lavoro in una pubblica amministrazione e mi scontro da tre
anni con le novità sul part-time introdotte dalla riforma Brunetta: prima del
2009 i genitori potevano chiedere il part-time e ottenerlo nel giro di due mesi
dalla richiesta. C’era, è vero, un tetto massimo di posti messi a disposizione
dall’amministrazione ma criterio selettivo era solo ed esclusivamente l’età del
bambino e, nella mia amministrazione in particolare, quel tetto massimo non è
stato tutt’ora raggiunto.
Dal 2009, con
la riforma Brunetta, è necessario e
vincolante, per ottenere il part-time, il parere favorevole del direttore dell’ufficio.
Ora, io sono competente, efficace ed efficiente, sorridente e chiara nelle
spiegazioni che do ai nostri clienti, in breve una presenza su cui poter
contare e lasciamo a casa le false modestie che in questo momento non servono a
nessuno! Lo faccio perché sono convinta che la persona che ho difronte la pensi come me: non mi piace aspettare in coda, non mi piace ricevere informazioni frettolose, non mi piace tornare a casa col dubbio che il funzionario che ha seguito la mia pratica in ufficio ne sapesse meno di me. Spesso mi chiedo: se fossi direttore rinuncerei mai a una persona così, sia anche per poche
ore al giorno o pochi giorni a settimana, o pochi mesi l’anno? Peggio ancora per interi anni perché ha chiesto il telelavoro? Certo, bisognerebbe fare uno sforzo e riorganizzare completamente o in parte l'ufficio, magari discutere con i colleghi, molto più facile dire semplicemente "No!".
Ho chiesto per tre volte di accedere all’istituto del
part-time: parere negativo per esigenze d’ufficio.
Ho chiesto di accedere al telelavoro: parere negativo per
esigenze d’ufficio.
Ho chiesto che mi venisse concessa almeno la flessibilità in entrata in considerazione
degli orari scolastici: parere negativo per esigenze d’ufficio.
Credo che la scelta del telelavoro, del part-time o della
flessibilità, in presenza di bambini piccoli o di bambini in età scolare, sia da
maturare solo ed esclusivamente in seno alla famiglia. Credo che lo Stato debba
garantire ai datori di lavoro la possibilità di assumere e formare personale a copertura
delle ore, dei giorni, delle settimane o dei mesi non lavorati dai genitori in
part-time, sempre previa verifica, perché sappiamo che siamo in piena crisi, del fatto che nella struttura ce ne sia effettivamente bisogno.
Quando studiavo economia ho analizzato il concetto di “remunerazione
del tempo”: più alta è la qualità del tempo di una persona, più alta dovrà
essere la remunerazione di quel tempo per convincere la persona a rinunciarvi.
La qualità di questo mio tempo è altissima: contribuirei alla crescita e alla formazione
di un uomo di domani e nello stesso tempo la mia amministrazione soffre la crisi e medita tagli al personale. Se cominciassimo concedendo il part-time o il telelavoro a chi ne fa richiesta? Potrei rinunciare a parte del mio stipendio per crescere mio figlio se solo la legge me lo consentisse di nuovo, se solo il parere favorevole del direttore della struttura non fosse vincolante.
Ora sta a voi, cosa ne pensate? Mi farebbe piacere sentire
la vostra opinione!
Un bacio e a presto,